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Il quadro di riferimento europeo sul riconoscimento delle competenze


Il 2023 è stato proclamato "Anno europeo delle competenze" sulla scia di quanto annunciato dalla Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, nel suo discorso sullo stato dell'Unione 2023 e in base alla proposta adottata dalla Commissione UE.

Con l'Anno europeo delle competenze, la Commissione si propone di imprimere nuovo slancio all'apprendimento lungo tutto l'arco della vita:
- promuovendo investimenti maggiori, più efficaci e inclusivi nella formazione e nel miglioramento del livello delle competenze per sfruttare appieno il potenziale della forza lavoro europea e sostenere le persone nel passaggio da un posto di lavoro a un altro;
- garantendo che le competenze siano adeguate alle esigenze del mercato del lavoro, anche cooperando con le parti sociali e le imprese;
- abbinando le aspirazioni e le competenze delle persone alle opportunità offerte dal mercato del lavoro, in particolare per la transizione verde e digitale e la ripresa economica.
- attraendo persone provenienti da paesi terzi con le competenze necessarie all'UE, anche rafforzando le opportunità di apprendimento e la mobilità e agevolando il riconoscimento delle qualifiche.
L'Anno europeo delle competenze 2023 rafforzerà ulteriormente una serie di iniziative già esistenti, tra cui la Nuova European Skills Agenda, lanciata dalla Commissione nel 2020.

L’attuale mandato della Commissione europea (2019 – 2024) è stato inaugurato dalla Presidente Von der Leyen con l’assunzione di un forte impegno in materia di migrazione e asilo, che ha determinato a settembre 2020 l’adozione di un Nuovo Patto su Migrazione e Asilo .
Il nuovo Patto rappresenta l’atto di indirizzo della politica migratoria dell’Ue. “Sostenere l’integrazione per società più inclusive” è il capitolo del patto dedicato alle politiche di integrazione e, in questo ambito, l’iniziativa di maggiore rilievo adottata è il Piano d’azione in materia di integrazione e inclusione, presentato il 24 novembre 2020. I settori principali individuati sono quattro e riguardano la promozione di politiche più inclusive di accesso all’istruzione e alla formazionela valorizzazione del potenziale lavorativo e delle competenze dei lavoratori migranti, anche attraverso la collaborazione con le parti sociali e le imprese; la promozione del diritto alla salute e alla casa. Sono inoltre previste le azioni a sostegno di un’effettiva integrazione e inclusione, trasversali a tutte le aree prese in considerazione: costruire partenariati forti tra tutti gli attori; sfruttare le opportunità offerte dai fondi europei; promuovere la partecipazione e l’incontro con la comunità ospitante; potenziare l’uso delle nuove tecnologie e di strumenti digitali; monitorare i progressi mirando a politiche di integrazione e inclusione basate sulle evidenze

Nel 2022 la Commissione Europea ha presentato la comunicazione "Attracting skills and talent to the EUcon una serie di proposte per promuovere la migrazione legale nell'Ue, nell'ambito del nuovo patto sulla migrazione e l'asilo.
Tra le altre cose, viene proposto un quadro legislativo rafforzato, attraverso la revisione della direttiva sul permesso unico e della direttiva sui soggiornanti di lungo periodo.
Per una migliore corrispondenza tra competenze ed esigenze del mercato del lavoro, la Commissione propone, inoltre, di intensificare la cooperazione operativa a livello dell'UE tra gli Stati membri e con i paesi partner. A seguito dell'avvio dei partenariati per i talenti nel giugno 2021, la Commissione propone una serie di tappe per renderli operativi al fine di concordare i primi partenariati di questo tipo entro la fine del 2022. I partenariati volti ad attirare talenti si baseranno sull'esperienza dei progetti pilota già esistenti.
Per contribuire a rendere l'UE più attraente per i cittadini di paesi terzi e affrontare la sfida posta ai datori di lavoro dell'UE, avvicinandoli ai talenti che non riescono a reperire nel mercato del lavoro dell'UE, la Commissione propone di istituire il bacino di talenti dell'UE, ossia la prima piattaforma e il primo strumento di abbinamento a livello dell'Unione. Per affrontare l'urgente necessità di agevolare l'accesso al mercato del lavoro ai nuovi arrivati dall'Ucraina, la Commissione ha lanciato il 10 ottobre 2022 la piattaforma “EU Talent Pool Pilot”, un nuovo strumento di ricerca di lavoro online pensato per aiutare le persone in fuga dalla guerra in Ucraina a trovare un lavoro nell'Unione europea. Nell'attuazione dell'iniziativa si punta alla cooperazione con le autorità ucraine, anche al fine di facilitare il riconoscimento delle qualifiche in linea con la raccomandazione della Commissione sul riconoscimento delle qualifiche delle persone in fuga dalla guerra in Ucraina.

La Commissione sta altresì esplorando ulteriori modalità di migrazione legale verso l'UE nel medio e lungo termine con un focus su tre aree di intervento: assistenza, gioventù e innovazione. Gli obiettivi sono: attrarre competenze e talenti nei settori maggiormente carenti e che necessitano di forza lavoro, ad esempio quello dell'assistenza a lungo termine (“Access to affordable and high-quality long-term care ”); offrire ai giovani l'opportunità di esplorare nuovi paesi, traendo vantaggio dai viaggi e dal lavoro; promuovere l'imprenditorialità d'innovazione all'interno dell'UE e investire nella sovranità tecnologica europea.

Sempre a sostegno dello sviluppo delle competenze, si inserisce la Nuova agenda europea per l’innovazione , adottata a luglio 2022, che propone una serie di azioni per creare le giuste condizioni per i talenti, anche provenienti da Paesi al di fuori dell’UE, da impiegare per le imprese ad elevatissimo contenuto tecnologico attraverso un sistema di tirocini dell'innovazione per start-up e scale-up, un bacino di talenti europeo per aiutare le start-up e le imprese innovative a reperire talenti fuori dell'UE, un programma di imprenditorialità e leadership femminile e un'iniziativa pionieristica a favore delle stock option per i dipendenti di start-up. Seguono le ulteriori iniziative legate alla European strategy for universities, la EU Digital skills and Jobs Platform  e la EU Digital Skills and Jobs Coalition .


Società europee più coese e rispettose dei diritti delle persone, anche attraverso un nuovo impulso alle politiche migratorie e di integrazione, sono uno dei principi del Pilastro Europeo dei Diritti Sociali  del 2017. Il Pilastro costituisce una guida fondamentale alla realizzazione dei risultati sociali e occupazionali auspicati dall’Unione, attraverso il rispetto delle pari opportunità, l’accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione. Il centro di ogni intervento è quindi la persona e il suo vivere complessivamente considerato, partendo dal diritto all’istruzione fino al diritto di una vita lavorativa dignitosa.
Nel marzo 2021 la Commissione Europea ha adottato un nuovo Piano d’azione sul Pilastro europeo dei diritti sociali (European pillar of social rights action plan), il quale  propone per l’Ue tre obiettivi principali da raggiungere entro il 2030: almeno il 78 % della popolazione tra i 20 e i 64 anni dovrebbe avere un lavoro; almeno il 60% degli adulti dovrebbe partecipare ogni anno ad attività di formazione; le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale dovrebbero diminuire di almeno 15 milioni.
Il Piano invita a investire nelle competenze e nell'istruzione per sbloccare nuove opportunità per tutti e a prestare particolare attenzione ai giovani e alle persone scarsamente qualificate, che sono più vulnerabili alle fluttuazioni del mercato del lavoro. Viene, inoltre, ribadita l’utilità di tirocini, apprendistati, sostegno all’imprenditorialità e ai piani di reinserimento professionali, guardando in particolare ai settori in espansione come verde e digitale. 
Nella Raccomandazione sul sostegno attivo ed efficace all'occupazione (EASE), pubblicata insieme al Piano, si chiedono agli Stati Membri “pacchetti strategici” costituiti da: i) incentivi all'assunzione e alla transizione e sostegno all'imprenditorialità; ii) opportunità di miglioramento del livello delle competenze e di riqualificazione e misure di sostegno; iii) maggiore sostegno dei servizi per l'impiego alle transizioni professionali. Queste misure, tra le altre cose, dovrebbero “concentrarsi in modo specifico sulle transizioni verde e digitale, anche basandosi sulle sfide e sulle opportunità individuate nei piani nazionali per l'energia e il clima, con particolare attenzione ai gruppi svantaggiati e sottorappresentati sul mercato del lavoro, in particolare i giovani e le donne”.

In tale contesto generale, si inseriscono diverse iniziative già da anni avviate, dirette più specificamente alla costruzione di un sistema di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze. 

La strategia Europa 2020 poneva lo sviluppo delle conoscenze, capacità e competenze quale premessa per la crescita economica e dell'occupazione al fine di migliorare l'ingresso e la progressione nel mercato del lavoro, facilitare le transizioni tra le fasi lavorative e di apprendimento, promuovere la mobilità geografica e professionale. In tale prospettiva si affermava l'esigenza di costruire un sistema di riconoscimento, validazione e certificazione delle competenze che permettesse all'individuo di poter valorizzare e spendere le proprie competenze acquisite in un determinato contesto geografico, nel mercato europeo del lavoro e nei sistemi di istruzione e formazione. Parallelamente centrale diventa la necessità di valorizzare le competenze acquisite attraverso ogni apprendimento, anche quello che si svolge al di fuori dei luoghi tradizionalmente deputati a questo (scuola e università). L'esigenza di riconoscere e validare l'apprendimento non formale ed informale era stata già riconosciuta come parte integrante della Strategia Europea di Lisbona del marzo del 2000. Il Consiglio europeo del 2000 infatti riconosceva che "ogni cittadino deve essere dotato delle abilità necessarie per vivere e lavorare nella nuova società dell'informazione» e che «un quadro di riferimento europeo dovrebbe definire le nuove abilità fondamentali da acquisire mediante l'apprendimento nel corso della vita: abilità relative a tecnologie informatiche, lingue straniere, cultura tecnologica, imprenditività e abilità sociali".

A livello europeo, il documento sui principi comuni europei per l'identificazione e la convalida degli apprendimenti non formali e informali - Conclusioni del Consiglio sui Principi Comuni europei – maggio 2004 - stabiliva per la prima volta alcuni criteri chiave da prendere in considerazione, su base volontaria, per consentire i processi di riconoscimento e validazione. I principi europei sono stati importanti per promuovere e guidare lo sviluppo di approcci e sistemi omogenei in relazione all'identificazione e alla validazione dell'apprendimento non formale e informale, contribuendo così a rendere comparabili i differenti approcci e sistemi già esistenti negli Stati Membri.

Negli anni a seguire la Commissione Europea e il CEDEFOP hanno lavorato alla elaborazione e al costante aggiornamento dell' "European Inventory on Validation of non-formal and informal learning" strumento che raccoglie, illustra e mette in condivisione i diversi sistemi, processi, dispositivi e approcci alla convalida degli apprendimenti non formali e informali in uso nei diversi contesti europei. L’Inventory è stato prodotto con sette aggiornamenti di cui l’ultimo con dati del 2018 pubblicato a fine 2019 (i precedenti rapporti sono pubblicati nel 2016, 2014, 2010, 2008, 2005, 2004). Lo scambio sistematico di informazioni realizzato tramite l’Inventory ha permesso l'elaborazione e pubblicazione da parte del CEDEFOP, delle “European guidelines for validating non-formal and informal learning. Tali Linee Guida la cui prima versione del 2009 è stata riaggiornata nel 2016, forniscono un punto di riferimento e una check list per lo sviluppo di metodi e sistemi di validazione degli apprendimenti non formali e informali nei diversi Stati membri. Le Linee Guida non hanno carattere di obbligatorietà ma possono essere utilizzate e prese a riferimento dai singoli paesi, sulla base delle diverse e specifiche necessità.

La Raccomandazione sulle Competenze chiave adottata dal Parlamento europeo e dal Consiglio il 18 dicembre 2006 definisce, in un quadro comune, le competenze necessarie che tutti i cittadini europei devono essere in grado di acquisire e costituisce un punto di partenza per la successiva definizione dell'European Qualification Framework (EQF) del 2008, quadro di riferimento dei diversi sistemi nazionali. Con la Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2008, infatti, successivamente sostituita dalla Raccomandazione del Consiglio del 22 maggio 2017, viene costituito il Quadro europeo delle qualifiche per l'apprendimento permanente (EQF).

Il 20 dicembre 2012 è stata pubblicata la Raccomandazione del Consiglio dell'Unione Europea sulla validazione dell'apprendimento non formale e informale con la quale gli Stati membri sono stati sollecitati ad istituire sistemi nazionali per la validazione dell'apprendimento non formale e informale entro il 2018 per dare alle persone l'opportunità di dimostrare quanto hanno appreso al di fuori dei sistemi di istruzione e della formazione formali — anche mediante le esperienze di mobilità — e di avvalersi di tale apprendimento per la carriera professionale e l'ulteriore apprendimento, nel debito rispetto del principio di sussidiarietà.
A questo proposito la Raccomandazione indica in modo esplicito i seguenti elementi nelle modalità per la convalida dell'apprendimento non formale e informale:

  • Individuazione dei risultati di apprendimento acquisiti dalla persona mediante l'apprendimento non formale e informale;
  • Documentazione dei risultati di apprendimento acquisiti dalla persona mediante l'apprendimento non formale e informale;
  • Valutazione dei risultati di apprendimento acquisiti dalla persona mediante l'apprendimento non formale e informale;
  • Certificazione della valutazione dei risultati di apprendimento acquisiti dalla persona mediante l'apprendimento non formale e informale sotto forma di qualifica o di crediti che contribuiscono all'ottenimento di una qualifica o, se del caso, in un'altra forma.

Nel 2016 la Commissione Europea ha adottato "Una Nuova Agenda Globale per le competenze per l'Europa" (New Skills Agenda for Europe), poi aggiornata nel 2020 con l'indicazione di 12 azioni concrete da realizzare negli anni a seguire.

Nel dicembre 2016 è stata adottata la Commissione  la  Raccomandazione sui "Percorsi di miglioramento del livello delle competenze per gli adulti", (Upskilling pathways initiative). La Raccomandazione sull'upskilling afferma che «nella società odierna è necessario che ogni persona possieda un ampio corredo di abilità, conoscenze e competenze, compreso un livello sufficiente di competenze alfabetiche, matematiche e digitali per poter realizzare appieno il proprio potenziale e svolgere un ruolo attivo nella società, assolvendo alle proprie responsabilità sociali e civiche. Tali abilità, conoscenze e competenze sono fondamentali anche per inserirsi fruttuosamente nel mercato del lavoro e per accedere all'istruzione e alla formazione terziaria» ed aggiunge, guardando al prossimo futuro, che «un'ampia maggioranza dei posti di lavoro richiederà un certo livello di competenza digitale, mentre un numero crescente di lavori elementari imporrà il possesso di alcune competenze fondamentali o generiche (come ad esempio comunicazione, risoluzione di problemi, lavoro di gruppo e intelligenza emotiva)».
In particolare, tre sono gli obiettivi della Raccomandazione:

  1. migliorare la preparazione delle persone con competenze insufficienti;
  2. rendere le competenze visibili e confrontabili anche quando ci si sposta da un Paese all'altro;
  3. rendere le competenze professionalmente spendibili.

Il target di riferimento sono i lavoratori scarsamente qualificati, occupati, disoccupati o inattivi, compresi i migranti, per i quali diventa indispensabile la rilevazione, valutazione e certificazione delle competenze possedute ai fini dei processi di integrazione.Non è previsto nessun finanziamento supplementare dell'UE, ma si tratta piuttosto di re-indirizzare per queste finalità una parte delle risorse che il Fondo Sociale Europeo destina ai Governi, ed in Italia alle Regioni, per promuovere le competenze, la formazione e l'occupabilità.
Dal  dal 20 giugno 2017 è on-line lo Skills Profile Tool for third country nationals, strumento dedicato all'identificazione delle competenze dei cittadini con background migratorio e mirato, dunque, a favorire il loro inserimento socio-lavorativo. Si tratta di un programma on-line multilingue che permette ai cittadini dei paesi terzi di presentare le proprie competenze, qualifiche ed esperienze in una maniera che le renda comprensibili in tutta l'Unione europea.

(Ultimo aggiornamento: ottobre 2022)