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07 giugno 2021

Migrazioni, violenza e il ruolo dei mediatori-linguistico culturali


Un nuovo programma di formazione promosso dall’Unicef e Women's Refugee Commission

Rifugiati e migranti affrontano gravi rischi connessi alla violenza durante l’intero percorso migratorio, tra cui violenza sessuale, sfruttamento e abusi. Donne e ragazze sono particolarmente esposte alla violenza di genere prima, dopo e durante il percorso.

Spesso le persone sopravvissute che arrivano in Europa si trovano a dover affrontare una serie di barriere che rendono complesso l’accesso a supporto e cure adeguate. In particolare, per superare le barriere linguistiche e culturali, risulta essere particolarmente critico il ruolo dei mediatori linguistico-culturali.

Raramente i mediatori linguistico-culturali dispongono di una formazione specifica su temi connessi alla violenza di genere. Questo risulta ancora più importante alla luce del fatto che molti mediatori e mediatrici hanno anch’essi un background migratorio, e che quindi non solo aiutano le persone sopravvissute a violenza, ma sono a volte loro stessi sopravvissuti o testimoni di violenza.

Per far fronte a queste difficoltà, nonché alle esigenze derivanti dall’importanza di conoscere approcci specifici per lavorare con persone sopravvissute, l'UNICEF e la Women's Refugee Commission (WRC), in collaborazione consultazione con diversi enti e organizzazioni in Italia, Grecia, Bulgaria e Serbia, hanno sviluppato un programma di formazione che mira a fornire a mediatori linguistico-culturali le conoscenze fondamentali di cui hanno bisogno per rispondere efficacemente e sostenere le sopravvissute a violenza.

In Italia, ad oggi, più di 80 mediatori e mediatrici hanno avuto modo di partecipare alle prime formazioni di sperimentazione basate sul curriculum in questione.

Per saperne di più

(07 giugno 2021)