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06 giugno 2022

Calabria, il tavolo regionale anti caporalato affronta il tema del “contrasto istituzionale”


I lavori sono stati presieduti dall’assessora regionale alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, e coordinati da Renato Scordamaglia, regional project manager del consorzio NOVA

Il Tavolo regionale di Lavoro di Contrasto al Caporalato – istituito dalla Regione Calabria secondo quanto previsto dal progetto Su.Pr.Eme. Italia - Sud Protagonista nel superamento delle Emergenze, finanziato dalla Regione stessa grazie al Fondo Asilo Migranti Integrazione (FAMI) della Commissione Europea – è tornato a riunirsi con all’ordine del giorno, secondo il programma condiviso dalle cinque regioni partner di progetto, il tema del “Contrasto Istituzionale”. I lavori sono stati presieduti dall’assessora regionale alle Politiche Sociali, Tilde Minasi, e coordinati da Renato Scordamaglia, regional project manager del consorzio NOVA, partner di supporto tecnico al progetto stesso.

Buona parte del confronto tra i numerosi attori istituzionali, sindacali e del Terzo Settore, si è concentrata sulla necessità di cercare una sintesi utile tra le azioni che animano i diversi tavoli attivi sul territorio regionale. Accanto a quello istituito secondo le previsioni di Su.Pr.Eme., infatti, di recente sono stati aperti anche quelli previsti dal protocollo d’intesa, sottoscritto a luglio dello scorso anno dai ministeri dell’Interno, del Lavoro e Politiche Sociali, delle Politiche Agricole e dall’Anci, per il contrasto dello sfruttamento lavorativo in agricoltura e del caporalato.

I diversi contributi che hanno animato il confronto hanno portato a una conclusione per molti versi naturale: i Tavoli di livello territoriale, oltre che previsti dal protocollo d’intesa, trovano ragione d’essere anche sul piano del raggio di azione degli attori che vi siedono. Forze dell’ordine o ispettorati del lavoro, giusto per fare degli esempi, sono articolati operativamente su base provinciale e dunque possono afferire al tavolo regionale con il contributo di conoscenza che deriva dalle attività nei rispettivi territori. Nessun contrasto, quindi, nessuna sovrapposizione di competenze. Semmai, la possibilità di avere a livello regionale un ulteriore momento di sintesi, che nel rispetto del ruolo di ciascuno dia la possibilità di costruire una geografia completa e condivisa dell’intera situazione calabrese. Geografia che, d’altra parte, è l’obiettivo dei report che il Tavolo regionale dovrà elaborare una volta conclusa l’intera discussione su tutti gli argomenti, già affrontati o ancora da affrontare.

Nel merito dell’ordine del giorno, il confronto tra i partecipanti alla riunione ha preso le mosse dalla scheda tecnica messa a punto dall’esperta legale di NOVA, Silvana Guglielmo, e dalla ricercatrice Ilaria Montagna. Un lavoro non facile per via della difficoltà di reperire dati, al di là di quelli derivanti dall’ufficialità delle denunce e delle operazioni delle forze dell’ordine. Questi ultimi sono sicuramente dati reali ma in un certo senso viziati dal loro riferirsi al lavoro palesemente “nero”, mentre è noto che tra questo e il lavoro regolare vi è un buon numero di sfumature “grigie”, difficili da intercettare.

Rispetto alle leggi vigenti, l’aspetto repressivo produce risultati comunque apprezzabili ma certo non sufficienti. È la prevenzione che, al contrario, risulta difficoltosa e impone uno sforzo in più a tutti gli attori coinvolti. I lavoratori oggetto di sfruttamento spesso temono di perdere quel poco che hanno per via della lentezza, in caso di denuncia, degli iter relativi ai permessi di soggiorno per sfruttamento e dei risarcimenti. È una sorta di limbo, quello in cui finisce il lavoratore bracciante che denuncia, nel quale ogni sua certezza viene meno. Si tratta di una realtà che chi sfrutta il lavoro conosce benissimo e della quale approfitta perché di fatto essa rappresenta un disincentivo forte a denunciare. Tutto questo si traduce alla fine in un allungamento dei tempi dell’emersione.

Due le ipotesi di lavoro sulle quali il Tavolo ha convenuto: l’intensificazione dei rapporti interistituzionali, attraverso l’irrobustimento della rete che, anche grazie al Tavolo, si sta progressivamente costruendo e che ha come obiettivo finale la presa in carico globale del lavoratore; il coinvolgimento delle procure, cui le norme affidano compiti precisi lungo l’iter che riguarda i permessi per sfruttamento. Ben più complicato, purtroppo, affrontare il tema generale dei tempi della giustizia. In Italia sono quelli che sono e di sicuro c’è ad oggi una netta incompatibilità con le esigenze e i bisogni di un lavoratore immigrato che dovesse decidere di sua iniziativa di uscire dallo sfruttamento.

La prossima riunione del Tavolo Regionale di Lavoro di Contrasto al Caporalato si terrà plausibilmente il mese prossimo e avrà all’ordine del giorno la Rete dell’Agricoltura di Qualità e la Filiera Agroalimentare.

 

 

         



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